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VALDINIEVOLE STORICA
di Giancarlo Fioretti
Bice Bisordi, ovvero l'arte della scultura declinata al femminile

14/5/2017 - 11:56

I mercanti d'arte sanno benissimo che, a quasi vent'anni dalla morte, le sculture di Bice Bisordi occupano un posto di grandissimo rilievo nelle preferenze dei collezionisti.

 
Specializzata nell'arte del ritratto, nella sua lunghissima carriera ebbe l'opportunità di ritrarre personaggi famosi di fama internazionale che, ai tempi della 'Montecatini da bere', frequentavano in grande abbondanza la città. L'aver avuto l'opportunità di operare in un centro turistico allora famosissimo ed esclusivo, favorì senz'altro la sua carriera, come del resto ebbe modo lei stessa di ricordare nel suo bellissimo libro di memorie 'La mia carriera di scultrice', dato alle stampe nel 1993 alla soglia dei novant'anni.


Un altro input decisivo per quella che sarà una stupenda parabola nel mondo dell'arte fu senz'altro l'essere in un certo senso 'figlia d'arte'. Il padre, infatti, aveva nella natìa Pescia un laboratorio di marmista. Specializzatosi nei componenti per l'edilizia e nell'arte cimiteriale, il padre di Bice volle col tempo offrire alla sua clientela anche un'altra alternativa artistica, cui empiricamente si stava dedicando con passione: il modellismo su creta, cui abbinava la trasposizione in terracotta degli oggetti prodotti.


Se il padre si accostò a questa espressione plastica esclusivamente per fini commerciali (basti pensare alla opportunità che gli si presentarono nella costruzione delle dimore signorili), Bice invece si accostò alla creta con quella sana incoscienza dei neofiti che spesso sconfina nello stupore e nella meraviglia.


Siamo verso la metà degli anni Venti, e la giovinetta non ha ancora le idee chiare sul da farsi. Essendo nata anche lei a Pescia nel 1905, è tuttavia nel fiore degli anni, e vorrebbe fare della sua esistenza una fonte di soddisfazioni. Accetta quindi di buon grado l'invito della sorella Teresa che, una volta conseguito il diploma magistrale, viene assunta come maestra alle scuole comunali di Montecatini. All'inizio i patti con la sorella sono chiari: Bice deve badare alla casa e, all'occorrenza, trovarsi un lavoretto che consenta di integrare il modesto (ma sicuro..) reddito di Teresa. Tuttavia questi propositi non sono facili da attuarsi.


L'Italia era appena uscita dal caos della Prima Guerra Mondiale e di lavoro a giro neanche a parlarne. Gli alberghi, prima del 1915 pieni di turisti anche facoltosi, ricominciano però a 'ingranare', e con loro tutto il settore turistico. Bice tuttavia punta più in alto che ad un semplice posto da cameriera. Sente di poter mettere a frutto le sue doti artistiche, le stesse doti ereditate dal padre e che adesso sono sfruttate commercialmente dai tre fratelli maschi che, a Pescia, si sono sobbarcati il laboratorio di famiglia.


Il bel mondo dell'industria, dello spettacolo e della politica ricomincia quindi a fare capolino a Montecatini che, come tutta Italia, ha nel frattempo indossato la camicia nera. Gli aristocratici italiani, superato lo choc della settimana rossa e il terrore di una rivoluzione bolscevica anche alle nostre latitudini, riprendono la loro vita sfarzosa ed errabonda. E sarà proprio grazie a una di loro, vale a dire la Marchesa Ines Mauri Badò di Roma, che la vita di Bice prenderà una piaga inattesa.


La nobildonna nota la giovinetta ritrarre all'uscita degli stabilimenti termali i turisti che si accingono a rientrare negli hotel. Rimane affascinata dalla leggerezza della sua mano e dalla perizia dei tratti che la matita riesce ad imprimere sul cartoncino. Un giorno la marchesa porta con sé una sua amica, anche lei appassionata d'arte. Si tratta della milanese Carla Balduzzi, che dalle sue parti ha da poco visto realizzare da un altro pesciatino illustre, Libero Andreotti, degli autentici capolavori di scultura. Tuttavia mentre Andreotti a Saronno, a Roncade e anche a Milano si è dedicato a soggetti aulici come i monumenti ai militari caduti ed alla Vittoria, Bice appare più portata come ritrattista.


La Balduzzi, da discreta intenditrice qual è, lo fa notare all'amica. Entrambe capiscono che la ragazza ha talento ed insieme le propongono di iscriversi all'Accademia delle belle arti di Firenze. Per la giovane artigiana del disegno e della scultura, il destino pare quindi offrire l'opportunità di diventare una vera e propria artista.


La proposta delle due mecenati viene quindi accettata, e a Firenze Bice avrà come maestri due dei massimi esponenti della scultura italiana del Novecento: Giuseppe Graziosi, che fu fra i primi artisti a cimentarsi nel nudo femminile, e Italo Griselli, autore fra l'altro della scultura 'L'Arno e la sua Valle' che decora la Palazzina regia della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze (lato piazza Adua).


Una volta diplomatasi nel celebre istituto, torna a Montecatini dove fa decollare la sua attività di ritrattista. I soggetti celebri da immortalare non mancano e, nel bel mondo dell'economia e della finanza, il nome di Bice Bisordi inizia a circolare con insistenza. La sua fama è comunque ancora un fenomeno locale, tutto legato al turismo illustre che, all'epoca, interessava Montecatini.


Il passaporto verso la notorietà le fu fornito da un importante giornalista esperto d'arte, Vittorio Taddei, una delle penne più influenti del quotidiano livornese Il Telegrafo (oggi il Tirreno).


Gli articoli di Taddei costituirono per Bice  un autentico lancio pubblicitario. Adesso, allo stabilimento Torretta dove era solita recarsi nei pressi dell'orchestra in cerca di soggetti da ritrarre, la vera attrazione era diventata lei. Il suo atelier all'interno del suddetto stabilimento cominciò ad essere frequentato da importanti personaggi dell'arte e dell'industria, desiderosi di vedere la propria effige riprodotta dall'arte di Bice.

 

Fra questi ricordiamo gli industriali Angelo Motta (celebre il suo panettone...) e Angelo Borghi, specializzato nella lana. Fra i personaggi della cultura, il grande Eduardo de Filippo volle offrire a Bice la sua faccia triste ed espressiva, per quello che fu considerato un autentico capolavoro di ritratto realistico.

 

L'astro della Bisori, ormai, splendeva in cielo. Superati i tristi anni della dittatura fascista, la scultrice montecatinese trasferì il suo atelier dallo stabilimento Torretta fin sotto i portici del Kursaal, in quello che era allora il cuore pulsante della città.


Le sue opere iniziano ad essere protagoniste di mostre personali nelle più importanti città italiane ed europee, mentre le più illustri accademie d'arte si affrettano ad accoglierla fra i loro ranghi. Realizza sculture che varcano i confini italiani e che le assicurano importanti riconoscimenti all'estero (come il plauso del Congresso statunitense per un ritratto del presidente Kennedy).


All'acme del successo, continua la sua attività fino alla fine dei suoi giorni. Morirà a Pescia nel 1998. Proprio nella sua città natale, precisamente nel Palagio, oggi si possono ammirare 27 sue opere, che permettono di valutare nella sua interezza il percorso artistico della scultrice.


Di Bice Bisordi libro, luogo, lascito morale:

Libro: Il qui citato La mia carriera di scultrice, Stamperia Benedetti 1993, Pescia

Luogo: Il Palagio a Pescia
Lascito morale: La realtà non aspetta altro che di essere rappresentata.

 

di Giancarlo Fioretti 

 
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