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CALCIO

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VALDINIEVOLE
Cittadinanza Resistenza contro la Tasi: "Più autonomia fiscale ai comuni? Esperimento fallito, almeno in Valdinievole"

12/9/2014 - 13:28

Cittadinanza Resistenza interviene sulla Tasi e sulle altre tasse locali.

"Se da una parte apparirebbe giusto assegnare autonomia fiscale ai comuni,  appare altrettanto utile domandarsi se i comuni siano in grado di costruire un sistema di tassazione equo ed efficiente. Alcuni comuni della Valdinievole (chi più e chi meno), anche a causa della loro debolezza dimensionale, non sono stati in grado di garantire equità fiscale ai loro contribuenti.


Il comitato di Cittadinanza Resistenza desidera informare i cittadini motivando tali affermazioni. Il primo aspetto  da evidenziare è che la Tasi, a differenza dell’Imu, è un’imposta esclusivamente comunale, dunque essa va verso il principio del federalismo fiscale (il comune definisce le tariffe, le agevolazione e detrazioni in base alle proprie esigenze di bilancio).


Secondo, tale imposta deve finanziare i così detti servizi indivisibili (che sono i medesimi per ogni comune) e che sono definiti a livello statale: illuminazione pubblica, arredo urbano, manutenzione dei giardini pubblici e polizia municipale. 

 

Ciò premesso è evidente che il totale da pagare dipenderà da due variabili: i costi dei servizi ed il numero dei contribuenti. La prima variabile (costi dei servizi) dipenderà dalla capacità dei nostri amministratori di operare delle ottime scelte gestionali mentre la seconda variabile (numero di contribuenti) dipenderà dalla dimensione del comune. E’ altrettanto evidente che il costo dei servizi non crescerà nello stesso modo in cui crescerà il numero di contribuenti,  questo perché è la stessa dimensione del Comune che garantisce le economie di scala.


Dopo aver spiegato che è necessario “controllare” la dimensione ottimare attraverso processi di fusione tra comuni (nei nostri precedenti interventi), adesso affrontiamo l’aspetto della Tasi che ci porta a concludere che il tentativo di autonomia fiscale nei comuni della Valdinievole è stato un fallimento.


Premettiamo quanto segue. Esistono due imposte sulla casa,  l’Imu e la Tasi. E’ vero che alcune abitazioni (tra cui le abitazioni principali) sono esentate dal pagamento dell’Imu. E’ vero che tutte le abitazioni sono soggette a Tasi ed è vero che la somma delle aliquote Imu e Tasi non deve superare l’imposta massima dell’Imu. Se è dunque vero che tutti qualcosa pagheranno allora come facciamo noi ad affermare che il meccanismo architettato dai nei nostri comuni è iniquo ed inefficiente? Spieghiamolo.


Gli aspetti più critici già evidenziati in riferimento al passaggio dalla tassazione Imu a quella Tasi per le abitazioni principali riguardavano due aspetti: 1) il rischio di vedere operare scelte diverse da comune a comune; 2) il rischio che i comuni mirassero a rimpinguare le loro casse senza riuscire a definire un equo sistema di detrazioni fiscali.


Il primo punto (differenza territoriale) genera inefficienza per effetto del fenomeno della concorrenza fiscale (dove le persone ed imprese risultano essere avvantaggiate a seconda dei luoghi). Il secondo (assenza di detrazione) genera ingiustizie sociali perché non tiene conto delle diverse condizioni di partenza dei cittadini penalizzando paradossalmente i più deboli(che nel 2012 non pagavano l’Imu per effetto delle detrazioni sui figli a carico).


Un esempio per chiarire. Nel 2012 (Imu) una prima casa con valore imponibile di 75mila euro pagava circa 100 euro ma, per effetto delle detrazioni soggettive (definite a livello statale), con due figli a carico, l’imposta si azzerava. Con il sistema della Tasi architettato nei comuni della Pieve e di Monsummano (che non prevedono alcuna detrazione), la stessa persona, pagherà la Tasi. Poco cambia invece a chi è rimasto nel regime Imu, ad esempio le ville o le seconde case.


Per compensare queste evidenti storture il legislatore nazionale ha assegnato la facoltà (autonomia) ai comuni di definire dei meccanismi per garantire equità sociale e per questo ha stanziato 500milioni di euro (da destinare alle detrazioni sulla prima casa) gli altri li avrebbero dovuti trovare i comuni.


I sistemi possibili per correggere questa stortura dovevano tenere conto delle diverse condizioni soggettive dei contribuenti: figli a carico, situazioni di disabilità, reddito complessivo o reddito Isee.  All’atto pratico però si è verificato il paradosso che i comuni della Valdinievole hanno preferito non rischiare intraprendendo la via più facile. Dunque per i nostri amministratori l’unica cosa che differenza il contribuente è la rendita dell’abitazione, per loro, altre situazioni personali non contano.


Un altro esempio. Il signor A e il signor B hanno una abitazione principale con rendita uguale quindi pagano uguale. Giusto così, sentirete dire, magari convincendovi. Ma se poi gli stessi individui vi dicessero anche che il signor A è un disoccupato con mutuo di 30 anni  (rata fissa di 600 euro) con 4 figli e che il signor B invece è un imprenditore, senza mutuo e senza figli, con reddito annuo di 100.000 euro, voi sareste sempre d’accordo in merito all’equità?


Con queste considerazioni concludiamo dicendo che a nostro avviso il compitino fatto dai nostri amministratori è risultato insufficiente sotto l’aspetto dell’efficienza e dell’equità fiscale perché il risultato  è stato finalizzato solo alle necessità di cassa e non ha tenuto conto delle diverse situazioni soggettive in cui si trovano i contribuenti. L’errore più grosso è non aver sfruttato  (e rischiato) le maglie larghe volutamente lasciate dalla legislazione statale. Con che coraggio poi gli stessi individui potranno sbandierare in giro l’importanza di dotare i Comuni di strumenti di autonomia in materia fiscale quando hanno già fallito?".

Fonte: Cittadinanza Resistenza
 
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