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Raddoppio ferroviario, Paesaggi Urbani sul tema espropri: "Il comune proponga indennizzi adeguati"

16/8/2016 - 12:52

Il comitato "Paesggi Urbani" invia una riflessione sul tema espropri, relativa al prossimo raddoppio della linea ferrovia Pistoia - Lucca: "Nel documento con cui ci siamo presentati alla stampa il 06 Luglio scorso fra le altre cose introducevamo un passaggio che accennava alla problematica degli espropri legata alla questione del raddoppio ferroviario nel tratto di attraversamento urbano di Montecatini.
scrivevamo: “Un senso di equità sociale ci impone, infine, di soffermarci sulla questione degli “espropri” perché qualunque progetto verrà realizzato, riguardante la ferrovia, non potrà evitare la rimozione di taluni immobili.
Non possiamo pensare tuttavia che il bene comune sia perseguibile attraverso il sacrificio di pochi, ma pensiamo invece che a questo fine debba essere impegnata l’intera collettività in misura proporzionale alle rispettive capacità”.
 
E’ un tema complesso e assai delicato, pur tuttavia è un tema reale che a breve verrà affrontato con gli strumenti che la legislazione attuale ha a disposizione per la soluzione del cosiddetto “esproprio per pubblica utilità”, ma sulla cui equità abbiamo aperto una nostra riflessione, circoscrivendola necessariamente nell’ambito dei minori confini amministrativi locali, allo scopo di proporne una maggiore e collettiva.
 
Molti potranno esentarsi dall’intervenire sull’argomento ritenendo che questo appartenga solamente ai diretti interessati lungo il percorso ferroviario e perciò astraendosi, naturalmente, da un dibattito che secondo loro riguarda altri.
 
Altrettanto naturalmente noi consideriamo questo un atteggiamento sbagliato ed una delle cause del progressivo degrado socio-politico ed economico della nostra Città, anzi della nostra società. Una comunità, tale può intendersi anche quella di Montecatini, è assimilabile ad un organismo vivente che è sano quando tutte le sue parti assolvono al proprio compito in maniera armonica; quando accade che i suoi organi, o parte di essi, si ammalino ciò può creare scompensi tali da portarlo alla morte.
Questa Città non sta affatto bene, e perciò necessiterebbe di cure adeguate e non di cure palliative.
Non vogliamo sconfinare in indagini sociologiche e politiche per le quali occorrerebbe assai di più di qualche semplice riflessione come quelle che possono essere alla nostra portata, e tuttavia ne avvertiamo l’esigenza.
Perciò torniamo al tema che ci siamo proposti di sviluppare : quello degli espropri.
 
Senza entrare tecnicamente nel merito della legislazione vigente in materia di “espropri per pubblica utilità” ci preme però sottolineare che a norma dell’Art. 2 della nostra Costituzione :
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita`, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta` politica, economica e sociale.”
Mentre l’Art. 42 afferma che : “La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.”
Si prevede, dunque, che il privato che subisce il provvedimento espropriativo debba ottenere un indennizzo e non un risarcimento che, determinato secondo criteri di legge, ne compensi la perdita. Quindi il concetto di indennità non coincide con quello di risarcimento del danno.
La materia è regolata dal Nuovo Testo Unico, DPR 8 Giugno 2001(in vigore dal 30.06.2003) n. 327,che ha, tra l’altro, tenuto presente la necessità del coordinamento tra materia urbanistica ed espropriativa, per cui il procedimento espropriativo presuppone il piano urbanistico e non può essere considerato indipendente rispetto ad esso.
Nelle leggi che si sono succedute, per la valutazione dell’indennizzo si è derogato all’impiego del valore di mercato previsto dalla vecchia Legge 2359 del 1865, ora decaduta, ma i limiti di deroga sono stati fissati da sentenze della Corte Costituzionale sulle quali non è nostro compito indagare.
 
I principi che ci preme richiamare, e che sono stati oggetto della nostra riflessione sulla materia, sono stati quelli:
- del dovere di solidarietà economica e sociale espressi dall’Art. 2 della Costituzione;
- del concetto di indennità non coincidente con quello del risarcimento del danno;
- del concetto che tutto sia in ragione dell’interesse generale della collettività.
 
Partendo da quest’ultimo concetto, se è giusto come è giusto che gli interessi del singolo individuo debbano sottoporsi agli interessi generali della collettività, è altrettanto giusto che la collettività si faccia carico di un equo risarcimento, cosa alla quale, pare, non provveda la legislazione vigente che è invece orientata verso un indennizzo che difficilmente sarà equo.
Naturalmente noi non possiamo far altro che soffermarci sul tema dell’equità sociale, concetto espresso dall’Art. 2 della Costituzione, e sulle misure di legittima applicabilità da parte di una comunità locale allo scopo di avvicinarci, in concreto, alla parità dei diritti e dei doveri del singolo verso la collettività e della collettività verso il singolo.
 
Orbene, ci pare che in primo luogo vada posta la penetrabilità sociale del concetto, la sua permeabilità a ritenerlo un proprio dovere etico e a comportarsi di conseguenza sia pure in ragione delle proprie capacità economiche; cosa alquanto ardua in verità.
In secondo luogo adoperarsi, da parte della Pubblica Amministrazione, affinchè al cittadino soccombente vengano proposte, anche in termini di permuta, e quindi non necessariamente di danaro, alternative per una prosecuzione dignitosa della propria esistenza.
Infine l’adeguamento degli strumenti amministrativi necessari allo scopo.
Stiamo parlando della eventuale disparità fra il trattamento di indennizzo come previsto dalla legislazione vigente ed un equo risarcimento, poiché non è moralmente accettabile il raggiungimento dell’interesse collettivo a danno anche di un solo individuo.
Ci rendiamo conto che il tema è complesso soprattutto per la impermeabilità sociale tuttora dominante a tutti i livelli, nessuno escluso, e da sempre presente in ogni classe di individui, ma a noi pareva doveroso, nel mentre si affrontava la questione del raddoppio ferroviario con tutte le sue implicazioni, richiamare l’attenzione sul tema dell’equità contenuto anche nella carta costituzionale e, come altri temi, molto spesso disatteso.
Non serve proporre un dibattito su questi argomenti? Probabile! Anzi quasi certo. Ma di una cosa invece siamo certi : che non vi sarà mai un raccolto senza semina".
 

 
Gruppo Paesaggi Urbani

Fonte: Paesaggi Urbani
 
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17/8/2016 - 8:46

AUTORE:
Alessandro

Peccato che parlasi di cittadino e non di persona, o meglio di nucleo, perché se è giusto che il cittadino possa adire ad un equo indennizzo (meglio sarebbe individuare una equa permuta di beni, stante anche le grame sostanze nelle casse pubbliche ed i tanti beni immobili pubblici inutilizzati o privati in notevole stato di degrado) altrettanto non può dirsi della pressapochezza dell'urbanista che nei decenni non si è preoccupato di tutelare le aree di rispetto ferroviarie (a regola la popolazione aumenta e necessita di mezzi pubblici di trasporto veloci).
La vera soluzione sarebbe stata spostare la suddetta linea più a sud del paese termale ormai in pieno declino (un po' come anche tutta la versilia). Un paese di sprovveduti non fosse per l'imprenditoria privata cui va tanto di cappello per sorreggere ancora l'economia.