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Marciapiedi via Simoncini, Fanucci (Italia Viva): "Indegni di un patrimonio Unesco"

2/7/2022 - 9:05

Com. stampa a cura di Edoardo Fanucci (Italia Viva): "Nel mese di maggio, i lavori in oggetto hanno mostrato il loro assetto definitivo che, a parere di chi scrive (in linea con le tante lamentele ricevute), denotano una sconcertante sciatteria progettuale, assolutamente incompatibile con i criteri che dovrebbero caratterizzare l’immagine della città termale, peraltro appena dichiarata sito patrimonio mondiale Unesco.
 
Riconoscimento cui hanno assistito in diretta dal Ministero dei Beni Culturali l’attuale Sindaco, il precedente e una qualificata delegazione. Inoltre, già con DM 1° aprile 1969 (GU 104 del 23 aprile 1969), parte dell’abitato di Montecatini Terme fu dichiarata area d’interesse pubblico inquadrabile oggi nell’art. 136, lettera c) del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. n. 42/2004), cioè, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici.
 
La contestualità tra dichiarazione Unesco e vincolo ambientale impone a tutti i soggetti, pubblici o privati, un impegno rafforzato nella valutazione della compatibilità delle opere da eseguirsi con i succitati valori. In particolare, viale Simoncini delimita il confine tra l’area vincolata (lato est) e quella esterna (lato ovest). Poi, è indubbia la valenza ambientale del viale e delle alberature che delimitano la sede stradale, molto trafficata, quindi, sotto gli occhi di tutti e che costituire l’ingresso ovest all’area vincolata. Perciò, la contiguità con l’area tutelata imporrebbe di per sé che ogni intervento manutentivo dovrebbe quanto meno essere progettato ed eseguito secondo indicazioni e parametri tali che le opere non possano danneggiare il pregio paesaggistico e ambientale della zona, ma che invece ne rispettino e ne preservino il valore. Ciò implica, se non altro, di rispettare le caratteristiche morfo-tipologiche, dei materiali, delle finiture e dei caratteri tipici del contesto locale come rammentato dal vincolo. Difatti, salvo i più vecchi, i marciapiedi dell’area vincolata (e non solo quella) sono stati eseguiti con masselli autobloccanti colorati, che almeno evocano il più tradizionale cotto e le piastrelle del centro storico, non certo con quel lugubre manto di finitura in bitume.
 
Anche i marciapiedi che confluiscono con quelli di viale Simoncini sono stati eseguiti con quel tipo di manto, palesemente predisposto in modo che il bordo di queste confluenze fosse già idoneo alla prosecuzione organica di tale rifinitura anche su viale Simoncini. Assurdamente, ciò non è avvenuto ed è sconcertante la rozzezza dell’accostamento masselli/bitume eseguito. Rozzezza ancor più evidente ai bordi tra bitume ed i riquadri a terreno naturale permeabile. Difatti, neppure è stato posto in opera un cordonato tra bitume e terreno come di norma in siffatti casi. Cosicché il terreno smosso (vento o altri motivi) ha già imbrattato il manto bituminoso e sono fin troppo prevedibili gli esiti in condizioni meteo avverse.
 
Concludendo, è palese dalle foto accluse che oggi l’aspetto di quel viale appena ultimato evochi più le immagini tipiche di periferie degradate, che quelle più conformi ad un sito Unesco.
 
Poi, ciò che deprime ancor più è il confronto impietoso con altre opere simili appena ultimate. Difatti, chiunque può comparare l’esecuzione dei marciapiedi di via Sardegna con quelli in oggetto. Tale via è ben distante dall’area vincolata; però, la progettazione e l’esecuzione almeno rispettano i criteri ambientali già esposti, anche se sono carenti degli scivoli adeguati ai requisiti di accessibilità (carenza già più volte segnalata).
Quindi sono ancor più incomprensibili le grossolanità operate su viale Simoncini, quando già sussistevano i criteri ambientali cui ispirarsi.
 
Anche su un piano più tecnico, dovrebbero essere noti all’Ufficio i principi dell’edilizia sostenibile che raccomandano di evitare l’utilizzo di materiali con colorazioni scure, ed il bitume è tra questi, perché sono più predisposti ad assorbire molto calore, aggravando così quei fenomeni oggi definiti “isole di calore”. Cioè quel maggior riscaldamento delle aree urbane che, oltre al minor benessere ambientale, implica anche maggiori costi energetici per la climatizzazione estiva ed è ulteriore fonte di riscaldamento globale.
Poi, sono ben noti i vantaggi dell’utilizzo dei masselli autobloccanti per la facilità di smontaggio e riutilizzo per le inevitabili future opere di manutenzione o potenziamento delle reti tecnologiche interrate, riducendo così le spese di demolizione e rifacimento.
 
Infine, sono doverose anche obiezioni relative al drenaggio delle acque meteoriche, essendo ben nota la vulnerabilità della viabilità per eventi metereologici avversi che causano frequenti allagamenti del tratto stradale per insufficiente smaltimento delle caditoie. Questione che già di per sé richiama il rispetto del cd indice di permeabilità dell’area che non è necessariamente applicabile solo alle opere edilizie. Difatti, tale indice assume una valenza generale proprio perché le cd bombe d’acqua sono eventi sempre più frequenti. Perciò, in occasione dei rifacimenti stradali sarebbe stato doveroso calcolare tale indice sull’intera sezione stradale, cioè marciapiedi + carreggiata e non, come nel caso in questione, solo sul marciapiede prevedendo unicamente qualche modesta area a verde sul marciapiede stesso.
 
Sembrerebbe inoltre che l’Ufficio ignori le tecnologie oggi d’uso sempre più frequente: l’utilizzo dei massetti in calcestruzzo drenante su cui posare i masselli autobloccanti e l’asfalto drenante per la carreggiata. Sistemi palesemente sviluppati proprio perché i succitati eventi sono sempre più frequenti, mentre l’Ufficio, purtroppo, sembra ancora fossilizzato su tecniche obsolete e mai aggiornate professionalmente.
 
Ulteriori carenze sono ravvisabili nella mancata previsione delle rientranze sulla carreggiata per la posa dei cassonetti dei rifiuti in modo da non creare intralci alla circolazione veicolare, alla sicurezza di quella pedonale e migliori condizioni d’igiene e decoro urbano. In particolare, nel tratto tra viale S. Francesco e viale Rosselli ove, sul lato ovest, i vasi di piante ivi posizionati dalle attività commerciali presenti, l’irrazionale posizionamento del cestino rifiuti in muratura proprio all’incrocio con v.le Rosselli e l’incongrua posa dello spartitraffico rendono notoriamente difficile un’immissione veicolare sicura da quel lato su v.le Simoncini. Gli attuali cassonetti sono posizionati proprio nel tratto in cui è presente lo spartitraffico ed è pacifico che la raccolta dei rifiuti da parte del gestore implichi la sosta dell’automezzo occupando così tutta la carreggiata disponibile. Inoltre, per accedere ai cassonetti, anche i pedoni devono poter utilizzare la carreggiata che, per la ridotta sezione, genera situazioni di oggettivo pericolo. Carenze superabili prevedendo un adeguata rientranza là dove non sussistono passi carrabili e sussistono invece condizioni di viabilità migliori: il tratto centrale del marciapiede adiacente al parcheggio di v.le Simoncini, tra i viali Amendola e Rosselli.
 
Poiché non mancano all’interno dell’Amministrazione Comunale Tecnici dotati di adeguati titoli di studio e competenze progettuali, è incomprensibile lo scempio operato su un’area così delicata, evidentemente associato ai mancati controlli di qualità sulle scelte progettuali adottate.
 
Il problema non è quindi solo tecnico, ma politico. Il sindaco e l’assessore ai lavori pubblici non hanno dato gli indirizzi corretti, non hanno controllato i lavori e, al momento, non hanno avuto l’umiltà di riconoscere il grossolano errore commesso.
 
In occasione del primo Consiglio Comunale utile,
 
in ragione di tutto quanto sopra rappresentato, con la presente si chiede al Sindaco se intenda rivedere l’opera nel suo complesso, chiedere scusa alla cittadinanza per i pessimi risultati conseguiti e, in ottica prospettica e propositiva, si chiede inoltre quali elementi di mitigazione intende adottare nell’immediato per ricondurre le opere a condizioni più consone al pregio ambientale dei luoghi".

Fonte: Italia Viva
 
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