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Qui si discute su: La mancata manutenzione stradale e il divieto di t
AUTORE: Lelio Cassettari
email: [protetta]
12/8/2024 - 21:46
I divieti di transito alle biciclette sulle strade di montagna e su quelle secondarie, introdotti da alcune autorità locali, sollevano serie preoccupazioni e critiche. Queste restrizioni, giustificate spesso con la presenza di buche non riparate e di erba non tagliata sui cigli delle strade, rivelano una gestione carente delle infrastrutture stradali, derivante da una mancanza di fondi che però non dovrebbe gravare sui ciclisti e su tutti gli altri utenti. L'imposizione di tali divieti costringe i ciclisti a utilizzare le arterie maggiormente trafficate, dove il rischio di incidenti è notevolmente superiore, mettendo in pericolo la loro sicurezza e andando contro il principio di incentivare l'uso della mobilità sostenibile.
Il tema suscita diverse opinioni e dibattiti: senza alcun dubbio le strade mal tenute rappresentano un rischio per la sicurezza di tutti i fruitori, che potrebbero incorrere in incidenti o danneggiare i propri veicoli, comprese le bici quando parliamo di ciclisti, a causa delle buche, degli avvallamenti o delle crepe presenti sull'asfalto.
Non è una novità che le autorità abbiano deciso in più casi di vietare temporaneamente (questo avverbio va interpretato in modo molto “elastico”: a volte si parla di anni!) la circolazione delle biciclette, e talvolta dei motocicli, su quelle strade fino a quando l'erba non è stata falciata e/o le buche “rattoppate”.
Troppo spesso ci troviamo di fronte a strade in condizioni precarie a causa della scarsa manutenzione, che impongono divieti alla circolazione in caso di inadeguata conservazione viaria, senza considerare l'obbligo dell'utente di pagare le tasse e il diritto di avere i servizi garantiti.
Questo fenomeno è purtroppo molto diffuso, con conseguenze pesanti sia in termini di sicurezza che di costo economico. Infatti, le strade mal tenute sono un pericolo per chi le percorre, aumentando il rischio di incidenti stradali e danni ai veicoli. Inoltre, i costi di manutenzione degli stessi veicoli aumentano a causa dei danni causati dalle buche e dalla pavimentazione irregolare.
Come già detto, sempre più spesso la decisione presa è quella di vietare il transito delle biciclette su determinati tratti di strada a causa della loro scarsa manutenzione, al fine di evitare potenziali incidenti e garantire la sicurezza. Questi provvedimenti, motivati non solo dal desiderio di garantire un ambiente sicuro per tutti i mezzi di trasporto, ma anche per esimere da responsabilità l’autorità competente, appaiono sicuramente molto restrittivi.
È indubbio che le strade debbano essere manutenute regolarmente per consentire a tutti di utilizzarle in sicurezza, indipendentemente dal mezzo di trasporto scelto. Inoltre, dato che la bicicletta è un mezzo sostenibile e salutare, il suo uso dovrebbe essere meglio incoraggiato, e non penalizzato, a causa della cattiva manutenzione delle strade.
È importante che i cittadini esercitino il loro diritto di pretendere che la manutenzione pubblica venga effettivamente eseguita in modo efficace e efficiente. Pagare le tasse significa contribuire finanziariamente al funzionamento dei servizi pubblici, e quindi gli utenti stradali hanno il diritto di aspettarsi che questi servizi siano efficacemente forniti. Pur riconoscendo che i ciclisti, come ogni altro utente della strada, devono rispettare le norme del codice della strada, è innegabile che essi godono di diritti costituzionalmente garantiti, tra cui quello della libera circolazione: in quanto contribuenti, essi partecipano al finanziamento delle infrastrutture pubbliche e non è accettabile che siano privati della possibilità di utilizzare un numero crescente di strade, per motivi che spesso riflettono l'incapacità delle autorità di gestire adeguatamente il territorio.
Il divieto di transito delle biciclette per scarsa manutenzione delle strade solleva questioni importanti riguardo alla sicurezza dei ciclisti e alla necessità di investire nella manutenzione delle infrastrutture stradali. È fondamentale trovare un equilibrio tra la tutela della sicurezza e la promozione della mobilità sostenibile, al fine di garantire un ambiente sicuro e accessibile per tutti gli utenti della strada.
Inoltre, tali divieti sembrano anche essere una misura volta a esonerare le amministrazioni locali da eventuali responsabilità civili, penali e amministrative in caso di incidenti che coinvolgano le biciclette. Tuttavia, questa scelta non rappresenta una soluzione giusta né ragionevole. Piuttosto, le autorità dovrebbero investire nella manutenzione delle strade e nella promozione della sicurezza per tutti gli utenti, ciclisti inclusi. Penalizzare i ciclisti non solo è ingiusto, ma anche controproducente, poiché scoraggia l'uso della bicicletta, un mezzo di trasporto ecologico che andrebbe invece incentivato.
Per affrontare questo problema è necessario un maggiore impegno per garantire una costante manutenzione delle strade, con interventi tempestivi e preventivi per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. È fondamentale anche una più rilevante trasparenza ed un capillare controllo sull'utilizzo dei fondi destinati alla manutenzione delle strade, per garantire che vengano effettuati interventi efficaci e duraturi.
Potremmo poi dibattere per un tempo interminabile sul perenne conflitto tra automobilisti e ciclisti, che può spesso sembrare assurdo perché entrambe le categorie hanno diritto di condividere le strade in modo sicuro. Tuttavia, le tensioni possono sorgere a causa di comportamenti pericolosi o incivili da entrambe le parti. Gli automobilisti spesso si lamentano dei ciclisti che non rispettano le regole della strada, come attraversare semafori rossi, occupare oltremodo la carreggiata in gruppo o circolare contromano. D'altra parte, i ciclisti lamentano spesso la mancanza di rispetto e considerazione da parte degli automobilisti, come il parcheggio in piste ciclabili o il mancato rispetto della distanza di sicurezza durante i sorpassi, nonché l’uso diffuso del telefonino alla guida.
Per risolvere questo conflitto, entrambe le parti devono essere consapevoli delle leggi e regolamenti in vigore e rispettarli. Inoltre, una maggiore educazione sulla condivisione delle strade e la promozione di comportamenti rispettosi e sicuri possono contribuire a ridurre le tensioni tra automobilisti e ciclisti.
In conclusione, la scarsa manutenzione delle strade è un problema serio che ha conseguenze negative sulla sicurezza, sull'economia e sulla qualità della vita delle persone. I divieti di transito alle biciclette sulle strade di montagna e su quelle secondarie rappresentano una risposta inadeguata e discriminatoria a problemi di gestione del territorio. È fondamentale che le autorità riconsiderino tali misure, garantendo ai ciclisti il diritto di circolare liberamente e in sicurezza su tutte le strade (naturalmente quando prive di ciclabili), promuovendo al contempo una corretta manutenzione delle infrastrutture stradali.
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AUTORE: Gabriele
email: -
14/8/2024 - 11:04
Ritengo purtroppo sia utopico pensare che le “autorità” siano minimamente interessate alle biciclette od alla corretta gestione della viabilità, vuoi per mancanza di soldi ma anche e soprattutto, a mio parere, per mancanza di… Competenza? Responsabilità? Mah!
Riparano una buca e non pareggiano l’asfalto al punto che a volte sembra di aver bucato una ruota dalle vibrazioni, la segnaletica sembra posizionata da chi non ha mai visto un manuale di guida e non viene evidentemente supervisionata da chi di dovere, a volte ingombrando più dei lavori stessi, e così via…
Tanto non è mai colpa di nessuno, toccava sempre a qualcun altro.
Pensa che sulla Camporcioni, fra la rotonda del Gallo e quella dell’Ipercoop, era stato messo il limite a 40 in attesa dei lavori di rifacimento… Lavori terminati da tempo (mesi? anni? Non me lo ricordo più) ma il limite di 40 all’ora è rimasto, nessuno si è mai curato di rimettere i cartelli corretti a 70, ma la cosa più ridicola è che tale limite vige in un solo senso, nell’altro è stato ripristinato agli originari 70 km/h!
Ovviamente nessuno rispetta il limite di 40, come quello di 30 sul “viale del Melani”, quei pochi che ci provano vengono vigorosamente strombazzati e sorpassati, magari anche con manovre rischiose, ma l’inciviltà di molti non origina forse dalla ignavia di pochi?
Tanto, ribadisco, non è mai colpa di nessuno!
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