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Discarica: 300 mila api vigileranno sulla qualità dell’ambiente

21/4/2022 - 9:42

300 mila sentinelle al lavoro h24
Sono in arrivo 300 mila sentinelle per controllare la qualità dell’ambiente attorno alla discarica di Serravalle Pistoiese: non indosseranno una divisa, ma per due anni, lavoreranno 24 ore al giorno. Sono le api del progetto Capiamo, un monitoraggio volontario attivato da Herambiente, il gestore della discarica, in collaborazione con Apicoltura urbana, un’azienda che si occupa di progetti di biodiversità, sostenibilità e educazione ambientale, per aggiungere un livello di sicurezza ulteriore ai controlli già normalmente previsti per legge.
 
Un monitoraggio integrativo
E’ ben noto quanto una discarica richieda una gestione particolarmente attenta per evitare impatti sull’ambiente. Rispetto alla captazione e alla successiva depurazione dei percolati, ad esempio, o al corretto convogliamento del biogas generato negli appositi motori di combustione. Ogni attività è quindi soggetta agli specifici controlli previsti dalla normativa di settore e dall’autorizzazione integrata ambientale che regola, infatti, tutti gli aspetti dell’esercizio e del controllo dell’attività. Fra questi, i monitoraggi mensili sulla composizione del biogas, quelli annuali sulle emissioni diffuse e quelli semestrali sulla qualità dell’aria. Capiamo andrà dunque a integrare le analisi già in campo, con informazioni sostanziali estremamente preziose.
 
Circa 10.000 prelievi giornalieri in ambiente: ape insetto perfetto per il biomonitoraggio
La scelta delle api come sentinelle ambientali discende dalle loro caratteristiche, per molti aspetti uniche e particolarmente adatte al biomonitoraggio. Si tratta, innanzitutto, di insetti sociali, che vivono cioè in colonie numerose e facili da allevare. Inoltre, il corpo coperto di peli e la regolare attività di bottinamento, cioè la raccolta di nettare e polline, consentono alle singole colonie di svolgere circa 10.000 prelievi giornalieri di aria, acqua e suolo con cui entrano in contatto. Le sostanze presenti nell’ambiente si accumulano quindi all’interno dell’alveare, sulle api e sui loro prodotti: pane d’ape (polline crudo maturato nelle cellette), miele, propoli, cera, polline e pappa reale, rendendo facile e veloce il recupero di campioni altamente rappresentativi da analizzare. 
 
Gli oggetti del monitoraggio
I diversi tempi di lavorazione di ogni prodotto consentono di misurare eventuali inquinamenti sia di breve che di lungo periodo. 
Analizzando pane d’api e miele, i primi prodotti in cui possono accumularsi contaminanti, si può valutare l'inquinamento nel breve periodo. La cera, invece, consente di valutare i livelli di inquinamento a lungo termine, in quanto per la sua natura lipidica può assorbire e trattenere i contaminanti non volatili, lipofili e persistenti. Le api, quindi, altamente sensibili ai cambiamenti ambientali causati da agenti inquinanti, sono in grado di segnalare precocemente (ad esempio, attraverso i livelli di produttività o l’aumento della mortalità) l'insorgenza di squilibri per la biodiversità, per l'ecosistema e per la salute umana, permettendo così di pianificare tempestivamente azioni correttive. 
 
Un piano d’azione biennale. I primi risultati dopo l’estate
Nelle prossime settimane, all’interno del sito di discarica saranno posizionati 3 alveari, ognuno contenente circa 100 mila api, che inizieranno immediatamente il loro lavoro, coprendo un’area di circa 7 km2 attorno all’impianto. 
Il progetto è biennale (2022 e 2023) e prevede di svolgere, controlli periodici sullo stato di salute delle api e per ciascun anno, 2 analisi chimiche sulle api e sul pane d’api e uno su miele e cera, che saranno condotte presso laboratori accreditati e con metodi certificati. I risultati del primo monitoraggio saranno disponibili, indicativamente, dopo l’estate.
Le informazioni che si potranno estrarre saranno di estrema importanza per valutare la qualità complessiva dell’ambiente attorno all’impianto. Ad esempio, la presenza eventuale di metalli, pesticidi e idrocarburi, ma anche eventuali eccessi di metano o CO2 nell’aria.  Tutti parametri che, se rilevati oltre soglia, porterebbero a immediate azioni correttive.
 
Ramonda: “uno strumento di trasparenza e confronto con la comunità”
“Il progetto non vuole solo essere un elemento aggiuntivo di sicurezza ambientale, ma anche uno strumento di trasparenza e confronto con la comunità, dal momento che daremo la massima divulgazione ai risultati”, spiega Andrea Ramonda, amministratore delegato di Herambiente. “Si tratta di un’azione già sperimentata con soddisfazione presso altri impianti Herambiente, come il termovalorizzatore di Pozzilli (IS) e l’impianto di compostaggio con produzione di biometano di Sant’Agata Bolognese (BO), perfettamente in linea con i valori della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente su cui si fonda il nostro operato”.

Fonte: Hera
 
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