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PESCIA
Giurlani: “Sciagurato tenere per 15 anni il Coad in liquidazione, arrivano 4 milioni di euro per la zona sud"

3/12/2020 - 16:48

“Sciagurato è tenere in piedi per 15 anni una procedura di liquidazione con enormi capitali impiegati come quella di Coad, il dover gestire in una continua proroga il depuratore industriale e non risolvere una volta per tutte la questione dell’inceneritore-essiccatore di Veneri, ma tutto ora sarà sistemato, liberando capitali e risorse e ridando al territorio una diversa e più giusta configurazione”.

 

Con queste parole il sindaco Oreste Giurlani commenta l’operazione avviata in questi giorni che concluderà la vicenda Coad, porterà oltre 4 milioni di euro nelle casse comunali e consentirà di smantellare le strutture esistenti dell’inceneritore e della bonifica dell’amianto e una gestione diversa, sicura e sempre più nel rispetto della tutela ambientale del depuratore industriale di Veneri.

 

“Si tratta della conclusione di una vicenda – continua Giurlani - che si trascina da oltre 15 anni e che parte dalle questioni irrisolte dall’entrata in vigore della legge che ha determinato il passaggio del sistema idrico integrato ad Acque Spa, prima gestito attraverso il Coad, insieme al comune di Villa Basilica. Chiudere il consorzio, dopo 15 anni che è in atto la procedura di liquidazione vuol dire vendere l’impianto, ottimizzando al massimo la procedura e introitando 2 milioni. Oltre a questo cederemo una parte di quote che deteniamo in Acque Spa (altri 2 milioni di euro )in un momento di massima capitalizzazione che prelude a una nuova pubblicizzazione di questa società che avverrà nel 2021, oltre a demolire la struttura esistente dell’inceneritore-essiccatore e scongiurare per sempre ogni altra installazione del genere.

Tutto questo non mi pare assolutamente sciagurato né che si parli di asset strategici per il comune di Pescia, anzi vuol dire che finalmente con le risorse interverremo per investire su Veneri e sulla parte sud del comune per compensare anni e anni di disagi e mal gestione degli aspetti ambientali. Oltre a queste valutazioni è bene anche ricordare che questa scelta della vendita del ramo d’azienda e’ dettata e raccomandata dalla legge vigente e in ogni caso, è la stessa che è stata adottata in buona parte della Toscana, dove sono gli stessi industriali a possedere e gestire direttamente gli impianti che li riguardano”.

La cifra che arriverà al Comune, circa 4 milioni di euro, verrà utilizzata per investimenti che riguarderanno in primis la stessa frazione di Veneri e poi la zona sud , per una sorta di indennizzo per i quarant’anni di presenza della struttura e poi per le tante iniziative in essere nell’intero territorio comunale di Pescia che rendono sicuramente la città una delle più attive e dinamiche dell’intera Valdinievole.

Fonte: Stampa Giurlani
 
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6/12/2020 - 17:21

AUTORE:
Alessandro

Se è vero come è vero che è scellerato tenere in liquidazione un consorzio per quasi 14 anni (ma si sa nella grigia Pistoia tutto è possibile), allora ha avuto un comportamento scellerato anche chi, alla guida dell’ente comunale negli ultimi 5 anni e mezzo su due diverse consiliature (tre prima dell’arresto e due e mezzo dopo), lo ha consentito.
Riguardo i “fiumi di denaro promessi”, chiunque può valutare oggettivamente due aspetti:
1) In circa 20 anni di gestione del Consorzio denominato C.O.A.D., il Comune di Pescia ha incassato quasi 6 milioni di euro (vedasi anche precedente articolo riportato su questo quotidiano web in merito), per gli scarichi in fognatura dei reflui dell’impianto di depurazione sito nella frazione di Veneri, gestito dal predetto ente; ma ZERO risorse sono arrivate alla frazione come ristoro, anche negli ultimi 5 anni e mezzo, nei quali ha regnato l’attuale “primo cittadino”.
2) Lo stesso Sindaco in una riunione con la frazione nel 2015, in concomitanza con le elezioni regionali, promise ai cittadini della frazione di Veneri un ristoro di 80.000 euro annui per i ovvi danni di diversa natura dovuti alla presenza dell’impianto di depurazione. Dei 400.000 euro maturati ad oggi ZERO risorse sono arrivate alla frazione di Veneri.
E’ chiaro che stiamo parlando di persone delle quali chiunque può ben capire quanto vale la parola.
Peraltro nella riunione predetta fu evidenziata anche la situazione da “Far West” che vigeva allora nella gestione della contabilità dei quantitativi di reflui portati alla fognatura da parte dell’impianto (fondamentali per stabilire le somme da pagare al Comune di Pescia, nel cui territorio amministrativo ricade l’impianto, perché meglio e maggiormente quantificati e maggiori sono gli introiti per le casse pubbliche), sembra effettuato tramite autocertificazioni, o contatori assenti o non funzionanti.
E’ da capire come mai nessuna autorità contabile e/o giudiziaria abbia mai indagato su questo potenziale danno erariale in tutti questi anni; strutture contabili, che sembrano, in parte, alla base della “disperata” decisione di qualche fenomeno di disfarsi dei impianti fondamentali dell’ente comunale.
Ne si riesce a capire neanche il come mai del silenzio assordante che avvolge ed ha avvolto in passato le opposizioni, nei diversi consigli comunali succedutisi nel tempo, in merito alla vicenda.
Arriviamo ai fiumi di denaro (4 milioni di euro) promessi ad oggi, per farli sgonfiare come un supplì.
Di questi presunti 4 milioni 1,8 arriverebbero dalla svendita del depuratore, parola non usata a caso.
Un impianto come quello di Veneri (da 43.150 abitanti equivalenti) ha un valore (da nuovo) di circa 10 milioni di euro o più. Ovvio che a venti anni di età sia un bell’affare (per chi compra) pagarlo 1,8 milioni di euro, un po' meno per le tasche della collettività.
Quel 1.8 milione di euro non andrà infatti alla collettività, ma a ripianare disavanzi fatti da qualche fenomeno sulla pelle dei cittadini, per quanto sopra indicato.
Chi come me vive nella frazione da oltre 50 anni si ricorda inoltre che il depuratore nacque in mezzo alle case di persone che hanno avuto rovinata la salute ed ingenti danni economici mai ristorati, a valle di tutto il distretto cartario, mentre in realtà ogni cartiera avrebbe dovuto un proprio impianto di depurazione (soluzione ovviamente più costosa).
Arriviamo ora ai fantomatici 2 milioni derivanti della vendita delle azioni di Acque S.p.a. (detenute direttamente dal C.O.A.D. non dal Comune di Pescia, che è socio del consorzio al 50%, visto che le quote sono possedute al 50% anche dal Comune di Villa Basilica), con l’altrettanto fandonia della ripubblicizzazione dell’acqua nel 2021 che non è prevista in nessun atto ufficiale, anzi come da bilancio Acque S.p.A (a pagina 17), l’affido privato, andrà fino al 2031 ......
Ripubblicizzazione peraltro a tutt’oggi disattesa da quasi 10 anni, prevista dal referendum nazionale del 2011, votata anche dalla maggioranza dei cittadini di Pescia, sulla quale qualcuno ha dormito per 5 anni e mezzo.
Il C.O.A.D. possiede l’1,56% del capitale sociale (pari ad € 9.953.116 come da bilancio 2019) del gestore Acque S.p.A. Il Comune di Pescia indirettamente lo 0,78%.
Con una semplice moltiplicazione che potrebbe fare anche un bambino delle elementari, il Comune di Pescia (o meglio il C.O.A.D. che detiene le quote) incasserà poco meno di 78 mila euro, una miseria, simile alla miseria che il Consorzio percepisce ogni anno dalla ripartizione degli utili di Acque S.p.A.
Se il Comune avesse ripubblicizzato la gestione dell’acqua (saldamente in mano dei privati), incasserebbe ogni anno dalle sole utenze domestiche 4.5 milioni di euro, cui andrebbe aggiunti le utenze economiche dei diversi settori produttivi (agricoltura, artigianato, commercio ed industria) e gli altri usi.
Anche questo calcolo è semplice da fare, basta moltiplicare l’importo medio di ogni bolletta risultante dal bilancio Acque S.p.A. (€ 543,61) (a pagina 25) con il numero delle famiglie che abitano nel Comune di Pescia (circa 8.440).
Ma la storia del resto, dice un detto, si ripete. Soprattutto quando si ha a che fare con politici della prima repubblica. Quando dando in mano ai privati la gestione dell’acqua pubblica 20 anni fa, il Comune di Pescia incassò la miseria di 1 milione di euro si privò per i successivi 20 anni di oltre 100 milioni di euro d’incasso dalle bollette con la favoletta che i privati avrebbero fatto gli investimenti, mai visti (a Pescia ci sono zone urbane ancora nel 2020 senza acqua da acquedotto).
Oggi accade una condizione simile con la fantomatica vendita delle quote di Acque S.p.A. e con la privatizzazione del depuratore con svendita.
E tutto ciò accade senza non si sa bene quale intervento da parte di chi debba controllare.
Per concludere dagli astronomici incassi, previsti dei quali forse le briciole arriveranno ai cittadini, vanno tolti i costi dello smantellamento dell’impianto di incenerimento che qualcuno sbandiera un giorno si ed un giorno pure nella sua costante azione di vacua propaganda (costi che nessuno si degna di rendicontare e pubblicizzare), dimenticandosi però di dire ai cittadini, che lo smantellamento oltre ad essere un regalo ai privati, non ha nobili scopi ambientali, visto infatti che viene fatto per consentire l’ampliamento dell’adiacente depuratore (altra M...A per gli abitanti di Veneri).
In conclusione potrebbe essere utile un domani che qualcuno indagasse anche su futuri eventuali ingressi in qualche CDA di alcune società, post carriera politica di taluni soggetti, per capire cosa si potrebbe nascondere dietro tale “ricompensa”.