L’Estra Pistoia Basket si mangia le mani per quanto successo nella 7° giornata di Lba 2024/25: al PalaSerradimigni, dove la cabala non ha quasi mai detto bene ai biancorossi, arriva la quarta sconfitta stagionale per 77-75 per mano del Banco di Sardegna Sassari.
Tempo di presentazione ufficiale, in casa Estra Pistoia Basket 2000, per il neo coach Zare Markovski.
Bilancio ampiamente positivo quello dell’ultimo weekend di partite del Pistoia Basket Junior.
Uno dei leader del gruppo, un autentico senatore dello spogliatoio (e della storia biancorossa) che, anche in questa circostanza, ha suonato la carica contro le bocche da fuoco reggiane con la grande grinta difensiva che lo contraddistingue.
Con un breve comunicato stampa la società Péistoia Basket 2000 dà il benservito a coach Dante Calabria. "A.S. Estra Pistoia Basket 2000 comunica che al termine dell’esito dei procedimenti disciplinari nei confronti di coach Dante Calabria, in data odierna ne è stato deliberato il licenziamento per giusta causa".
La stagione podistica corre veloce verso il termine della stagione e i podisti della Silvano Fedi non mollano di un centimetro.
In una giornata di sole e una temperatura mite, si è disputato al ciclodromo ‘’Alfredo Martini’’ di Ponte Buggianese la quinta edizione del ‘’Trofeo Pier Luigi Romani-8° Memorial Massimo Massimi-Trofeo Aido’’.
Una notte speciale, in tutti i sensi, quella del PalaCarrara.
Inaugurazione della mostra “Da Leon Battista Alberti a Sebastiano Serlio".
Dal 6 novembre 2024 al 6 gennaio 2025, presso i locali di Pieraccini (via Leoncavallo a Montecatini).
Parlare della vicenda umana di Italia Donati significa mettere in luce la condizione delle insegnanti nei primi anni dello Stato unitario, quando l'istruzione apparve alla nuova classe dirigente come una priorità irrinunciabile.
Siamo nel 1870, i bersaglieri hanno appena oltrepassato la breccia di Porta Pia. L'Italia è finalmente fatta ma, come disse argutamente il Conte Benso di Cavour, "Bisognava fare gli italiani". Non era questa un'impresa facile. Lo si capì subito visto che la neonata nazione si esprimeva solo nei vari dialetti regionali (lo stesso Re Vittorio Emanuele parlava solo piemontese) e, cosa più grave, era afflitta da un analfabetismo largamente diffuso.
Bisognava fare gli italiani appunto. Crearli sin dalla tenera età per condurli verso il cammino della vita. E chi meglio di figure materne come le maestre potevano raggiungere questo lodevole scopo? In primo luogo era però necessario riordinare, anzi allestire ex novo, l'intero impianto dell'istruzione pubblica in Italia.
A far ciò ci pensò Michele Coppino, già professore di letteratura dell'Università di Torino nonché Rettore della stessa. Nel 1877 varò una legge che lo ha reso immortale. La Legge Coppino, per l'appunto, stabiliva le linee guida per il funzionamento di tutte le scuole di ordine e grado presenti nel regno. Cosa più importante, stabiliva l'obbligo di istruzione elementare per tutti, con gli istituti scolastici primari gestiti direttamente dai Comuni. Si trattava di una scommessa ardita per l'epoca, soprattutto nell'aspetto 'federalista' di delega municipale.
Vicino tuttavia alle posizioni di statisti come Depretis e Crispi, leader della Sinistra Storica, Coppino vedeva nel coinvolgimento delle autonomie locali una possibilità di sviluppo per il Paese. In definitiva però, i sindaci venivano ad assumere un potere pressoché totale sulla gestione dell'istruzione nei loro comuni. Improvvisamente si trovavano ad essere i datori di lavoro del corpo docente, con poteri di selezione, di assunzione e di licenziamento.
Cosa ancor più pericolosa, aggiungiamo noi, visto che in quell'Italia di fine Ottocento la gran parte degli insegnanti elementari era di sesso femminile (ma i presidi, gli ispettori ed i provveditori erano sempre uomini..).
In questo contesto, si sviluppa la storia di Italia Donati, figlia di un fabbricante di spazzole di Cintolese, che riuscì da privatista a conseguire il diploma di maestra elementare. Fresca di titolo di studio, accettò felice la nomina ad insegnante di ruolo nella vicina scuola elementare di Porciano, nel comune di Lamporecchio. Ad assumerla fu il sindaco del paese, di cui non citeremo mai il nome benché le fonti ce lo abbiano tramandato.
Per personaggi come lui, vale senz'altro il principio latino della 'damnatio memoriae', che cancella nella future generazioni ogni ricordo. Forte dell'autorità ricevuta dalla legge, il sindaco assunse la giovane. Se ne invaghì seppure fosse già sposato. Iniziò a tempestarla di avances. Oggi diremmo che si trattava di un vero e proprio stolker. La obbligò in pratica a risiedere in uno dei suoi numerosi appartamenti, che affittava ai lavoratori della zona.
Non perdeva occasione di presentarsi al suo cospetto, con gli occhi stralunati e la psiche rapita dal desiderio. Italia non cedette. Sapeva che la sua carriera poteva subire un brusco stop se avesse contraddetto il sindaco, ma la giovane maestrina non accettò compromessi.
Nel frattempo, degno di un contesto della Sicilia più arcaica, il paese iniziò a mormorare da dietro le persiane, dagli angoli delle strade, dai banchi dei negozi. La presunta (quanto falsa) relazione fra la maestra e il sindaco era sulla bocca di tutti.
La situazione precipitò quando alla Magistratura di Pistoia giunse una lettera anonima che accusava la maestrina di aver abortito e il sindaco di averla aiutata. L'aborto era allora (e fino a non molto tempo fa) un reato penale e se una donna vi ricorreva, oltre al carcere, l'aspettava l'esclusione sociale.
Lo scandalo esplose con un fragore assordante. Il sindaco si dimise ma Italia si suicidò. La giovane insegnante reagì alle accuse con veemenza, offrendosi anche alla pubblica curiosità proponendo che su di lei fossero effettuati accertamenti medici comprovanti la sua castità. Niente da fare. Le dicerie aumentavano e neppure un suo trasferimento ad altra sede servì ad abbuiare quest'assurda situazione degna di un' opera di Kafka.
Ferita nell'animo cadde in depressione. Iniziò a deperire fisicamente, a tremare ed a sudare all'improvviso. Tutti segnali che le malelingue di paese interpretarono come la spia di una nuova gravidanza... Italia non ce la fece più e si uccise gettandosi in un canale che alimentava un mulino ad acqua. Mise dei sassi nell'orlo della sua gonna, per far sì che la morte vincesse implacabile.
La sua vicenda divenne un caso di cronaca nazionale appena si stabilì con l'autopsia che era morta vergine, come del resto lei stesso attestava nell'ultima lettera spedita al fratello. Il Corriere della Sera, già allora organo della borghesia colta e avanzata, inviò in loco Matilde Serao, un autentico pezzo da novanta del giornalismo italiano. Già fondatore del Mattino di Napoli, la Serao era approdata al Corriere con l'incarico di inviata speciale. Sui tragici fatti di Porciano scrisse pagine di un'intensità mai vista, ancor oggi lette nella principali scuole per redattori. Il Corriere della Sera si offrì anche di provvedere alla tomba della maestrina al cimitero di Cintolese. Monumento perpetuo ad una donna uccisa dai pregiudizi.
In oltre un secolo fiumi d'inchiostro si sono scritti su Italia Donati, ma un libro uscito di recente inquadra ancor meglio il suo personaggio. Lo citiamo insieme ad un luogo ed a un lascito morale.
LIBRO: Elena Gianini Belotti, casa editrice Rizzoli, 2003, Prima della quiete.
LUOGO: la Scuola Primaria di Cintolese Italia Donati. Siamo certi che lei avrebbe preferito essere ricordata con una scuola anziché con una lapide.
LASCITO MORALE: Il cammino verso il Progresso è lungo e difficile. I pregiudizi sono sempre in agguato ed uccidono al pari delle bombe.
di Giancarlo Fioretti