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L'ex consigliere Riccomi: "Dalla divisione del 1963 ci hanno rimesso sia Uzzano che Chiesina"

24/11/2015 - 19:07

L'ex consigliere comunale Alessandro Riccomi interviene su Facebook sulla fusione dei comuni di Uzzano e Chiesina Uzzanese.

 

"Come molti di voi sapranno, da tempo non milito più in alcuna forza politica né ho incarichi amministrativi all'interno del Comune, da cui mi sono dovuto allontanare per motivi di lavoro. Tuttavia, mi fa piacere seguire gli sviluppi del mio paese natale, di cui resto pur sempre un cittadino residente, per lo meno finché la vita non mi dovesse condurre altrove in modo definitivo. 

 

Ho potuto leggere in questi giorni che i sindaci di Uzzano e Chiesina Uzzanese hanno pubblicamente manifestato la volontà di operare nella direzione di una fusione, entro il 2019, tra i comuni, ripristinando la situazione precedente al 1963. Accolgo tale proposta, che certamente dovrà essere approvata dai rispettivi organi elettivi e successivamente vagliata dalla cittadinanza attraverso appositi referendum, con una certa soddisfazione, dato che in tempi non sospetti, avendo approfondito sul piano storico le motivazioni che mezzo secolo fa condussero le due comunità a dividersi, avevo espresso in varie sedi, compreso il consiglio comunale quando ne facevo parte, l'auspicio che i due comuni tornassero una cosa sola.

 

Si tratta di una soluzione più che condivisibile, saggia dato il periodo di ristrettezze per gli enti locali, ma soprattutto tendente a ovviare alcune importanti storture di cui in questi cinquant'anni abbiamo fatto le spese.

 

Uzzano ci rimise sicuramente da quella separazione, se non altro perché si trovò nell'impossibilità di pianificare uno sviluppo economico compiuto; puoi far poco in un territorio di 7 Kmq, di cui quasi la metà in zona collinare. Chiesina si è trovata nella condizione di paese "senza anima", totalmente mancante di una zona che, oltre ad avere un valore per l'identità degli abitanti, potesse costituire un volano di sviluppo turistico grazie al patrimonio artistico, paesaggistico e gastronomico (l'olio).

 

Se si raggiungesse l'obiettivo, si andrebbe a costituire un comune di dimensioni medio-piccole, con possibilità di crescita infrastrutturale e un maggiore "peso contrattuale" con gli enti locali maggiori. Vedremo dove "torneremo di casa", proseguo la mia osservazione a distanza, pronto a esprimermi con gli strumenti che mi verranno messi a disposizione. Chi guida la bicicletta, anzi il tandem... pedali!

 

Ho solo un desiderio: che questo importante dibattito non sia strumentalizzato dai partiti politici per tirare l'acqua ai rispettivi mulini, si tratta di un tema istituzionale, riguarda tutti gli uzzanesi e i chiesinesi, si lascino esprimere in piena libertà e pensando soltanto a ciò che è meglio per la comunità".

Fonte: Facebook
 
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25/11/2015 - 13:50

AUTORE:
Marco

Caro Alessandro,
le tue riflessioni sono sicuramente ragionevoli (da persona seria e preparata quale sei). Mi permetto tuttavia di osservare come il quadro economico del 1963 fosse profondamente diverso da quello attuale. A ciò si aggiunga che la realtà produttiva della Valdinievole, purtroppo, è da molti anni in grave crisi... Se pertanto si aspirasse ad un maggiore "peso contrattuale" e all'efficienza dei servizi, qualsiasi (più che benvenuta) ipotesi di fusione dovrebbe porsi traguardi ben più ambiziosi rispetto a quelli di cui stiamo ragionando. Si tratta, in tutta evidenza, di un tema che si presta bene al dibattito campanilistico assicurando una certa visibilità agli amministratori locali, ma i cui profili sostanziali appaiono assai modesti (se non del tutto irrilevanti). Viviamo il tempo in cui la politica (a qualsiasi livello) si fa solo racconto, conta la narrazione: l'essenziale è che si parli di qualcosa e che, come si usa dire oggi con un tweet, "ci si metta la faccia" (che importa poi se le strade sono diventate greti di fiume, se le tubature degli acquedotti si rompono ogni tre mesi, o se nel verde dove portiamo a passeggio i nostri figli abbonda il "sudiciume" senza che trasgressori, molte volte nostri concittadini, vengano mai sanzionati). Oltretutto, se l'operazione avesse successo, considereremmo definitivamente sepolta la questione per almeno altri cinquant'anni, con il risultato che - anche qualora si volesse dare, come si dice, "il buon esempio" - ci troveremmo ancora di fronte ad una pluralità di comuni assolutamente insostenibile (e indecente) per i tempi che viviamo.