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GIUSTIZIA TRIBUTARIA
Riforma della giustizia tributaria: l’ODCEC di Torino chiede l’abrogazione

7/8/2011 - 12:56

Riportiamo il pregevole articolo di Rossella Quaranta per far conoscere ai contribuenti le novità introdotte dalla legge n. 111/2011.

 

Fronte compatto, a Torino, contro la riforma della giustizia tributaria: con un manifesto congiunto, i locali Ordini degli Avvocati, dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili e la Camera degli Avvocati Tributaristi della Provincia di Torino spiegano, punto per punto, le ragioni del loro “no” alle novità dell’ultima manovra correttiva (art. 39 del DL 98/2011, conv. dalla L. 111/2011).
Un intervento legislativo che i tre enti definiscono più volte “inaccettabile” per la parte riguardante la riorganizzazione delle Commissioni tributarie, con misure “del tutto fuori tema” rispetto ai fini dello sviluppo economico. Non solo: avvocati e commercialisti criticano anche la scelta del Governo di sottoporre a decretazione d’urgenza l’approvazione del DL, scansando il dibattito parlamentare e facendo sì che il ruolo politico del Ministero dell’Economia diventasse preponderante rispetto all’autonomia del giudice tributario.
Ed è proprio lo “sbilanciamento” della giustizia fiscale verso il principale “avversario”(nonché esattore) dei contribuenti a suscitare lo sdegno dei tre organismi torinesi. Inaccettabile sarebbe, insomma, la direzione stessa imposta alla riforma del settore, “disarmonica e opposta rispetto ai superiori e cogenti principi racchiusi nella Costituzione”, vista la più stringente incompatibilità dell’incarico di giudice per i professionisti, tale da avvantaggiare “l’interesse economico e finanziario della parte pubblica del processo tributario”: ne va – si legge ancora nel documento – dell’imparzialità dei collegi giudicanti, principio intoccabile messo a dura prova dalla possibilità di nominare alla carica di giudice gliavvocati dello Stato, che a loro volta già difendono la controparte erariale (l’Agenzia delle Entrate) in Cassazione e davanti alle Commissioni.
Ad intaccare la qualità delle controversie è, inoltre, la decisione del Governo di conferire al Ministero dell’Economia il “potere di vigilanza sui servizi di segreteria”, a scapito – come avveniva prima – dei Presidenti delle Commissioni. Un autentico colpo di mano, stando al manifesto, perché non tiene conto di almeno due precedenti pronunce amministrative: la n. 2834/2009 del TAR del Lazio e la n. 4123/2010 del Consiglio di Stato.
Messi in chiaro i problemi, avvocati e commercialisti chiedono di essere coinvolti, insieme alle altre categorie interessate, in un confronto costruttivo, che porti a una riforma più equa, “compiuta e meditata”. Anche perché la posta in gioco è alta, e riguarderebbe “la dignità e il prestigio connaturali all’esercizio della funzione giurisdizionale in materia tributaria, (…) fondamentale punto di equilibrio e mediazione tra i poteri dello Stato, i valori democratici e di libertà di ciascun cittadino o impresa del nostro Paese”.
Il documento contiene anche proposte per una riforma equa
Ma non basta. Le richieste avanzate nel manifesto sono nette: per cominciare, l’art. 39 del DL 98/2011 (conv. L. 111/2011) dovrà essere abrogato. In seconda battuta, si invita il Governo a proporre un disegno di legge ad hoc, permettendo al Parlamento di valutarlo attentamente, con la partecipazione attiva di tecnici del diritto tributario. Avvocati e commercialisti torinesi suggeriscono anche i potenziali contenuti del Ddl.: togliere al Ministero dell’Economia il controllo su Commissioni e personale delle segreterie, per assegnarlo al Ministero della Giustizia; far sì che sia possibile attribuire la presidenza del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria a uno dei suoi membri; orientare la riforma al giusto processo e alla “parità delle armi” fra le due controparti, quella pubblica e quella privata.
Di fatto, se le regole dovessero rimanere le stesse, potrebbe toccare ai contribuenti pagarne il prezzo: la riforma, unita ai neo-introdotti avvisi di accertamento esecutivo dal prossimo 1° ottobre, renderà – stando al documento – molto problematico “reperire sul territorio della Repubblica un giudice tributario disponibile a sospendere l’esecutività”. Risultato: “prevedibili e forse irreparabili lesioni non solo al diritto ad una tutela giudiziale effettiva, ma anche alla propria integrità patrimoniale”. Valori, in teoria, sanciti dallo Statuto dei diritti del contribuente e dalla Costituzione.

Rossella Quaranta Eutekne

 
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